Ignoti malfattori hanno danneggiato questa notte la statua dell’Elefante di Bernini in piazza della Minerva. I vandali, oltre ad aver scalfito e graffiato la statua in alcune parti, hanno staccato una zanna all’elefante gettandola poi ai piedi della statua.
Ora gli inquirenti stanno esaminando le immagini delle telecamere di sorveglianza che guardano sulla piazza alla ricerca di tracce degli ignoti vandali.
“Questo accadimento lascia molta amarezza” ha affermato la Consigliera del I Municipio Daniela Spinaci “non riesco a comprendere come si possano danneggiare solo per sciocco vandalismo i tesori della nostra Città. Monumenti che sono la traccia indelebile dell’ingegno e dell’arte dei nostri antenati, dovrebbero essere custoditi nelle nostre menti e nei nostri cuori. Invece dobbiamo assistere continuamente a queste bravate che dimostrano lo scarso rispetto per la cosa pubblica e per l’arte. Non abbiamo ancora dimenticato il danneggiamento della Barcaccia e, pochi giorni fa, parlavamo dello scarso rispetto verso la Scalinata di Trinità dei Monti. Oggi un’altra ferita viene inferta al patrimonio artistico della Capitale.
Ora basta! Chiediamo più rispetto per Roma e vorremmo che i luoghi di interesse storico ed artistico venissero più vigilati dalla Polizia locale.“
L’elefante opera di Gian Lorenzo Bernini è collocato sotto l’Obelisco della Minerva, noto anche come il Pulcin della Minerva. E’ uno dei tredici antichi obelischi di Roma, collocato nella piazza della Minerva (la piazza della basilica di Santa Maria sopra Minerva).
L’obelisco, che proveniva dall’Iseo Campense, venne sistemato da Gian Lorenzo Bernini, che lo allestì sul dorso di un elefante di marmo.L’iscrizione sul basamento recita: “Sapientis Aegypti/ insculptas obelisco figuras/ ab elephanto/ belluarm fortissima/ gestari quisquis hic vides/ documentum intellige/ robustae mentis esse/ solidam sapientiam sustinere” (Chiunque qui vede i segni della Sapienza d’Egitto scolpiti sull’obelisco, sorretto dall’elefante, la più forte delle bestie, intenda questo come prova che è necessaria una mente robusta per sostenere una solida sapienza).
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